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Maranza

Categorie: Razzismo, Età

Inclusivo

Da usare con attenzione

Ostile

Definizione

Il termine maranza ha una storia stratificata e in continua evoluzione: negli anni Ottanta e Novanta indicava un giovane percepito come “tamarro”, legato a estetiche appariscenti e a contesti di intrattenimento. Con il tempo ha cambiato significato, fino a identificare oggi una sottocultura giovanile urbana associata alla musica trap, a un abbigliamento vistoso e a comportamenti di gruppo spesso raccontati dai media come provocatori o spavaldi.

Le sue origini etimologiche non sono del tutto chiare. Alcune ipotesi la collegano a termini dialettali del Sud che rimandano alla melanzana, usata talvolta come soprannome derisorio: una traccia che suggerirebbe una sfumatura etnica o razziale già nelle prime circolazioni del termine. Altre ipotesi lo avvicinano ai gerghi giovanili degli anni Settanta-Ottanta che identificavano come “marokesch” o “marocchi” i giovani percepiti come “di strada”, creando un possibile ponte fra stereotipi etnici e modo di vestirsi. Non esiste però una derivazione univoca e documentata, il che indica che la parola si è modellata nel tempo più a partire dagli immaginari sociali che da una radice linguistica stabile.

La parola è usata soprattutto per descrivere ragazzi (meno spesso ragazze) di periferia o con background migratorio, e qui nascono i suoi elementi critici. In molti contesti, infatti, maranza diventa un’etichetta che mescola stereotipi di classe, appartenenze etniche presunte e pregiudizi sulle “baby gang”, trasformando un’estetica o un linguaggio giovanile in un marchio stigmatizzante.

Non mancano usi autoironici o identitari, soprattutto all’interno delle stesse comunità giovanili, dove essere maranza diventa anche una forma di appartenenza culturale. Al di fuori di questi contesti, però, il termine può ridurre esperienze molto diverse a una categoria unica e fortemente giudicante.

Proprio per questo viene considerato sensibile: nel parlarne è utile distinguere tra comportamento e persona, evitando che maranza diventi una scorciatoia linguistica per parlare - in modo implicito - di provenienze sociali, quartieri o origini familiari.

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